Nonostante le traversie subite nel corso della sua lunga storia, la chiesa conserva tutt’oggi arredi pregevoli che ci parlano delle variazioni avvenute per secoli nel culto e nelle pratiche devozionali: insomma essi sono i segni lasciati dalla storia religiosa di una comunità.

Innanzi tutto si impone all’attenzione del visitatore il maestoso altare maggiore, in stile lombardo, opera di notevole qualità esecutiva, la cui esecuzione si deve al marmorino Buzzi di Viggiù. E’ datato 1775 ed è stato realizzato in marmi policromi, molti dei quali provenienti da cave dell’alta Lombardia oggi estinte. La balaustra che delimita l’area invece è più antica: reca incise la data (1660) e il nome del committente, Antonio Boveri. L’area presbiteriale è ornata inoltre da due colossali statue in stucco, risalenti alla fine del Seicento. Di chiara impronta barocca esse vogliono testimoniare il lontano passato pievano della chiesa stessa e rappresentano S. Siro e S. Apollinare. Sempre alla sensibilità barocca si richiama la Cappella terminale della navata destra. In questo impianto decorativo spiccano le belle figure in stucco di S. Giovanni Evangelista e S. Giacomo Maggiore e le colonne volutamente fuori quadro che portano un dinamismo tipicamente barocco nel contesto severo della chiesa.
Accanto alla Cappella è conservata una Acquasantiera marmorea risalente al XVI secolo: reca lo stemma dei Boveri e le iniziali L.B. (Lazzaro Boveri). Forse proviene dal distrutto Oratorio di S. Sebastiano, presso il quale era eretta una Confraternita di Disciplinati di cui Lazzaro Boveri fu sindaco e procuratore. A questo L.B. si deve pure lo straordinario piede marmoreo conservato nella parete della navata destra, orma del piede del Cristo. Si tratta di una iconografia rarissima: la scritta ivi incisa ricorda appunto il pellegrinaggio di Lazzaro in Terrasanta donde riportò l’impronta del sacro piede. Degno pure di attenzione anche il bel fonte battesimale del Seicento, anch’esso in marmo, posizionato all’ingresso della chiesa sul lato sinistro.

S.Maria conserva, soprattutto, un ricco corredo di sculture lignee, tutte di alto livello qualitativo. Nella navata sinistra è esposta la splendida Madonna Addolorata, opera del primo Settecento che ha attirato l’attenzione degli studiosi (Cervini, Sanguineti, Spantigati), probabilmente resto di un prestigioso gruppo scultoreo che veniva portato in processione il Venerdì Santo. L’opera è stata attribuita ad un allievo del Maragliano, celebre scultore genovese, forse Pietro Galleano. Fu commissionata dalla Compagnia dell’Addolorata così come un’altra pregevole statua posizionata nella Cappella dell’Addolorata nella navata destra, rappresentante il Cristo deposto, pure del primo Settecento. Nella Cappella si possono ammirare anche la statua della Madonna dei Sette Dolori ed una originale Croce della passione della stessa epoca, interessante esempio di religiosità popolare: vi sono appesi tutti gli oggetti simbolo della passione del Cristo. Pure ad una sensibilità popolare va ascritto infine il singolare Purgatorio in cotto che adorna la base dell’altare, forse già ottocentesco.

Sulla parete di fondo del presbiterio, in una nicchia, è conservata invece una Madonna Assunta, già presente in un inventario del 1749, di notevole finezza decorativa con racemi dorati. Sempre nella navata destra appare un grande Crocifisso, oggetto di grande venerazione tra Sette e Ottocento da parte dei parrocchiani: opera di eccellente fattura risalente al Seicento, attualmente in restauro, prima del 1776 era sistemato su un architrave sopra l’altare maggiore.

La chiesa conserva inoltre sculture lignee provenienti da due conventi salesi soppressi nel 1802 per effetto delle leggi napoleoniche. Si tratta del Gesù fanciullo benedicente che regge nelle sue mani un globo crucigero, a simboleggiare la sua sovranità sul mondo: scultura di ottima fattura databile al Settecento e in origine esposta nel convento delle domenicane di S. Gerolamo. Al 1613 risale invece l’altra statua lignea, raffigurante S. Chiara, proveniente dal convento delle francescane di S. Chiara. Ora ambedue esposte nella Cappella terminale della navata destra.

La quadreria comprende un interessante dipinto del Seicento raffigurante la Vergine del Rosario con S. Pio V, S. Domenico e S. Caterina da Siena: la Vergine con Bambino porge a S. Domenico la corona del Rosario. Pio V, che molto contribuì alla diffusione della devozione del Rosario, era un Ghislieri nativo di Bosco Marengo, figura legata a Sale perché un ramo della nobile famiglia Ghislieri era qui attestata già nel primo Cinquecento. La tela proviene dal soppresso convento di S. Gerolamo e si trova in S. Maria dal 1802. Degne di attenzione sono pure le tele raffiguranti rispettivamente le Nozze mistiche di S. Caterina (fine XVII – primi XVIII secolo) e S. Nicola con S. Lucia e S. Agata, della prima metà del Settecento.
Vanno ricordati infine un prezioso Organo Lingiardi del 1831 e la ricca dotazione di abiti liturgici del Settecento – Ottocento che la chiesa ancora conserva.